giovedì 24 dicembre 2009

domenica 13 dicembre 2009

quanto è bello donare, hohoho! quanto è bello.


ogni anno come tutti gli anni arriva Natale. una festa bellissima anche per una come me che non crede a nessuno, figuriamoci a uno che non ho mai conosciuto e siccome pare che le notizie ci siano arrivate tipo gioco del telefono, visto che ognuno le interpreta a proprio beneficio, ah vabbè allora gioco anch'io.

comunque, eccoci quì. albero, decorazioni, wish list, canzoni natalizie in ogni negozio, prova generale della neve e...pronti!
ovviamente mancano i regali, alcuni sono stati ordinati su internet, altri solo pensati per il momento.
insomma, stessa cosa tutti gli anni solo che oggi ho avuto una rivelazione!

mio marito ogni anno riesce a stupirmi, trova sempre qualcosa che mi piace davvero o che stimola i miei interessi e io lo invidio e credo ogni volta che probabilmente lui mi ama di più o che semplicemente io sia priva di animo e di inventiva visto che per me fargli il regalo è come scambiare le figurine con uno che le ha tutte. ce l'ha, ce l'ha, ce l'ha, ce l'ha, ce l'ha, ce l'ha...GLI MANCA!!!!! ah, peccato che questa costa almeno 50.000 figurine delle tue. damn!

poi ho capito. stamattina mentre mi preparavo ho sentito il coro degli angeli intorno a me, e ho capito, finalmente.

ogni anno come tutti gli anni arriva Natale e io devo pensare alle decorazioni, all'albero, ai regali di babbo natale, a quelli per le bambine, per mia madre, mio padre, la compagna di mio padre, mio fratello, mia cugina, mia suocera, la nonna di mio marito, il cane, gli amici delle figlie (almeno 8), le amiche mie (4), e ovviamente, mio marito.
lui invece deve pensare, al mio, solo al mio. e l'altro giorno ha anche detto che gli piace molto fare i regali...

lo sentite anche voi il coro degli angeli?
se ce n'è uno che starnazza, sono io.

lunedì 7 dicembre 2009

polaroid impresse nella mia mente.

una mia amica quando era da poco convivente con l'attuale padre di sua figlia mi dice:
- è bello vivere insieme a lui. certo dopo anni passati da sola a casa devo abituarmi a dividere gli spazi e magari anche a chiudere la porta del bagno. per carità noi non ci facciamo problemi, parliamo anche mentre faccio la pipì, ma...ma l'altro giorno non ci pensavo, andavo di fretta, avevo fatto tardi in ufficio e non ho chiuso la porta appunto...e certo anche se c'è confidenza non è piacevole farsi trovare a fare il bidet mentre si lavano i denti.

non posso dimenticare facilmente questa immagine anche perché mi sembra quel giochetto che si impara a scuola, batti la mano in testa mentre con l'altra fai dei cerchi sulla pancia.

venerdì 20 novembre 2009

quella frazione di secondo che amo.

è un momento, un attimo. e succede quando entri nella doccia. è l'istante esatto che l'acqua calda tocca il tuo corpo e i vapori ti rimandano tutti gli odori della giornata.

giovedì 12 novembre 2009

una storia prima di andare a dormire.

adoro leggere libri alle mie figlie ma solo se sono libri veri, quelli con tante pagine e poche figure. quelli fantastici, pieni di colpi di scena, di magia, di misteri. mi piace l'idea che le mie figlie si possano costruire le immagini nelle loro menti senza averle lì belle e pronte.
mio marito vorrebbe che passassi più tempo ad aiutarle con la lettura e la scrittura ma la verità è che mi annoio a farlo e invece entrare in questi mondi fantastici mi appassiona e credo che se ce l'hai la passione riesci anche a trasmetterla e io vorrei che le mie figlie coltivassero la fantasia e ci si perdessero ogni tanto.
adesso stiamo leggendo "la fabbrica di cioccolato" e gli piace molto, soprattutto a me perché i bambini odiosi, quelli davvero odiosi (e non dite che tutti i bambini sono carini perché non è vero) vengono puniti in qualche modo.

cerco di leggergli almeno un capitolo a sera e cerco di farlo sempre io, ma a volte si offre mio marito e quindi cedo il passo per par condicio, ma con riluttanza. lui lo sa benissimo.

l'altro giorno abbiamo letto il libro sul divano del salone, mio marito era nello studio attiguo, al computer. inizio a leggere e nina mi interrompe.

- aspetta mamma, devo dirti una cosa. sai che quando leggi tu mi piace tantissimo? sì perché tu fai le voci e mi fai ridere e poi mi aiuta a capire meglio la storia!

e mio marito dallo studio:

- ecco, diglielo pure! adesso è finita.

ovviamente se fossi stata un pavone avrei aperto la ruota più bella, più grande e spettacolare che si sia mai vista.

martedì 3 novembre 2009

uno schiaffo e una carezza.


lisa, 4 anni, ha sempre dimostrato una pazienza e un amore folle per gli animali, come me del resto.
così quest'anno grazie al suo modo insistente e sfiancante di chiedere le cose, ha ottenuto un pesce, uno per lei e uno per la sorella e un cane.
devo dire che sono molto fiera di lei, perché è premurosa e affettuosa. ogni sera si ricorda di dare da mangiare ai pesci e vuole essere sempre la prima a farlo, lo osserva mentre divora quelle molliche puzzolenti e dice anche che le piace l'odore. ha un attaccamento naturale per gli animali!

da tre giorni il suo pesce non mangia e questo, senza essere una veterinaria, credo proprio sia un cattivo segno.
stamattina non sapevo cosa fare, informarla che il suo pesce era spacciato cercando di prepararla al peggio? o fare come molti genitori fanno e cioè, appena muore correre nei negozi e cercarne uno simile, inventando poi storie quando si accorgerà che non aveva la pinna rosa e gli occhi storti come quell'altro?
da genitore moderno ho pensato che forse sarei riuscita a farle affrontare la morte con serenità e quindi stamattina:

- lisa, credo che il tuo pesce stia male, non mangia da tre giorni...e non va bene.

la bambina sorridente e dispettosa che avevo davanti si ferma, abbassa lo sguardo, china la testa e dopo due minuti lunghissimi di silenzio inizia a fare il labruccio (quello della peggior specie, quello irrestibile)

- lisa? perché fai quella faccia? ho detto che FORSE sta male...vedrai che guarirà!!!

devo andare al negozio. di corsa.

lunedì 19 ottobre 2009

quando troppo zelo gioca contro.


mio marito è partito per il sudafrica da due settimane e io malgrado le aspettative me la sto cavando egregiamente con la gestione delle bambine.
certo, passare la notte da sola in una casa con 17 finestre al piano di sotto e tre porte, chiuse tutte con sistemi arcaici mi crea una certa ansia. infatti tutte le sere faccio come faceva una mia cugina ossessiva quando chiudeva il gas prima di andare a letto. lo chiudeva, faceva per uscire dalla stanza e un attimo prima di chiudere la luce faceva un passo avanti e guardava se la chiavetta era girata dalla parte giusta, poi un passo indietro, poi uno avanti, poi chiudeva la luce, la riaccendeva, passetto avanti, passetto indietro, ricontrollava da vicino e poi finalmente spegneva quella luce benedetta e se ne andava a letto.
ecco, io faccio così più o meno tutte le sere, solo che lo faccio per 17 finestre e tre porte.

l'altra mattina, ho pensato di andare a riprendere i secchioni lasciati in strada per la raccolta dei rifiuti, quindi sono uscita come mi trovavo e mi sono chiusa la porta alle spalle visto che faceva un freddo del cazzo e non volevo che il tepore della casa andasse disperso. il problema però è che, per un eccesso di zelo della sera prima, avevo bloccato la maniglia dall'interno e nel momento esatto che ha fatto click ho rivisto me stessa mentre bloccavo la maniglia. oh, cazzo!
sono corsa dall'altra parte per entrare dalla cucina, ma avevo chiuso a chiave, poi ho provato lo studio, chiuso.
ho iniziato a vedere tutte le finestre...bloccate bene bene. oh, cazzo!
faceva freddissimo e ovviamente, pioveva. anzi diluviava. e io ero fuori con le crocs, una felpa e senza cellulare. ho già detto, oh cazzo???
ho preso un cacciavite e ho cercato invano di aprire le finestre, poi mi sono ricordata di aver lasciato sicuramente aperta una finestra al piano di sopra e visto che gli operai che ci hanno ridipinto la casa hanno lasciato la super mega scala nel giardino, ho pensato di riuscire a prenderla e ad arrampicarmi fino alla finestra.
ora, la scala è di quelle di ferro ed è formata praticamente da due scale sovrapposte che facendole slittare si possono allungare per arrivare fino al cielo.
l'ho trascinata fino a sotto la finestra e ho provato ad alzarla. essendo molto lunga a metà della scala mi sono trovata in punto di non ritorno. le possibiltà erano due, o la lanciavo sulla casa rischiando di spaccare la tettoia oppure c'era un'alta probabilità che mi sarebbe caduta sulla testa e mentre avevo deciso di lasciare perdere ovviamente che ha fatto? mi è caduta sulla testa.
ora, la cosa interessante è che essendomi fatta un po' male, ma non troppo, ho tolto una mano per passarmela dove mi faceva male e così la scala è scesa sulle mie spalle. a quel punto ero praticamente incastrata con la testa tra i pioli della scala da 200 chili e tentavo di alzarla solo con una mano, quella libera e quella che ha il polso debole. insomma, un incubo di 3 minuti, ma lunghissimi.
per farla breve ho avuto la brillante idea di andare a chiedere aiuto a degli operai che lavorano da 1 anno alla costruzione di una casa/reggia due case più giù della mia. ovviamente, che te lo dico a fare, per raggiungere la casa bisognava passare su quello che un giorno sarà il loro bellissimo giardino ma che al momento è una pozza di fango e quindi ogni due secondi scivolavo da una parte e dall'altra dandomi dei colpi di reni per mantenere l'equilibrio. mi sembrava di essere in giochi senza frontiere!
arrivata alla porta, finalmente, ho trovato un tipo, basso e chiatto alla danny de vito che ha preso la scala, è salito sulla tettoia, ha aperto la finestra, si è buttato con le scarpe piene di fango sulla moquette ed è venuto ad aprirmi. sant'uomo!!!

giovedì 8 ottobre 2009

si impara anche a dire le bugie.

- sai che oggi le ho mangiate tutte le polpette? non le ho buttate.
- Lisa, hai buttato le polpette?
- no, non le ho buttate...
- questa è come quella volta che hai nascosto gli occhiali a Patrizia e quando lei è arrivata le hai subito detto "non sono stata io a nasconderti gli occhiali"...
- non le ho buttate.
- vabbè, domani chiedo a Ms Nane.
- NO!!! lei non mi ha visto!
- allora le hai buttate...dimmi la verità, non mi arrabbio. te lo prometto. preferisco sapere che non hai mangiato, che c'è qualcosa che non ti piace e che non mangi. basta che mi dici "mamma, le polpette non mi piacciono tanto, non me le mettere".
- ...
- ...
- mamma, non mi mettere le polpette, non mi piacciono...e neanche le carote.

mercoledì 23 settembre 2009

rispettare i morti (di sonno).

ieri sera era distrutta e quindi dopo 10 minuti di televisione sono andata ad accocolarmi sulle gambe di mio marito e sono crollata.
come spesso succede quando mi risveglio per raggiungere il letto riduco al minimo le interferenze per poter riprendere il sonno nel mio lettone. non parlo, apro il meno possibile gli occhi, vado subito in bagno a fare pipì e a lavarmi i denti, sempre rigorosamente con gli occhi chiusi, e infilato il pigiama nel minor tempo possibile mi infilo a letto. a parte volte in cui mio marito cerca di intavolare una discussione su argomenti futili, riuscendo a svegliarmi e quindi costringendomi poi a leggere un libro fino a quando non riesco a riprendre sonno, ieri la missione è andata a buon fine. crollo totale.

ecco, ora mia figlia durante la notte si sveglia per andare in bagno e trovando il suo occupato da mia cugina, viene a svegliare il papà. sento qualche voce, tipo "vai in bagno nostro, dai sbrigati!", qualche rumone di sfregamento sulla nostra odiata moquette e poi il silenzio.
distrutta come sono, riesco a non badarci sicura del fatto che qualunque cose fosse si sia risolta e riprendo il sonno tranquillamente. a questo punto una voce che pronuncia il mio nome mi sveglia.
"geo...geo...geoo. geoooooo?"
"hmmmmm...?!"
"nina si era svegliata e si è fatta un po' di pipì addosso."
faccio finta di niente ma il mio cervello inizia a parlare "e quindi? avete risolto? mi dispiace che abbia svegliato proprio te ma devi necessariamente svegliare anche me? servo? devo rendermi conto proprio ORA che sei stato un bravo papà, pronto e risolutivo? non posso accorgermene domani mattina?".
ecco sono sveglia.
e lui dorme.

martedì 22 settembre 2009

101 e sei fuori.

oggi ho imparato un nuovo termine americano "locavore".
è difficile riuscire a tradurlo in italiano, perchè non esiste.
diciamo che ci sono gli erbivori, i carnivori, gli onnivori e i "locavori". mentre gli altri rispettivamente mangiano prevalentemente erba, carne e praticamente ogni cosa, i locavori mangiano solo prodotti locali, con esattezza solo prodotti cresciuti nel giro di 100 miglia dal luogo in cui si vive.
ovviamente, in un paese dove tutto è di plastica, tutto enorme e tutto insapore, questa nuova filosofia di vita sta prendendo piede in maniera spaventosa.
probabilmente il fatto di trovare ogni prodotto ortofrutticolo in ogni dannato giorno dell'anno, sta iniziando a destabilizzarli, soprattutto qui a washington dc dove un giorno fa 30 gradi e l'altro 17, ormai non sono più in grado di capire in che stagione siano, hanno bisogno di punti di riferimento.
per quanto riguarda l'abbigliamento hanno optato per la resa. maglietta a maniche corte e ciabattine tutto l'anno!!! ma per il cibo forse stanno iniziando a capire che volendo possono riacclimatarsi.

la cosa ci piace molto, soprattutto a mio marito che gira come un pazzo durante il weekend per cercare la frutta che sa di qualcosa e devo dire che tutti ci stiamo prendendo gusto. ovviamente i problemi cominciano quando vai a pagare. l'altro giorno per 5 pomodori ho pagato 8 dollari, mica male!!!
questo senso di ricchezza e di sfarzo non lo solo ti fa assaporare di più i pomodori ma in più ti fa aggiungere valore a una semplice pasta al pomodoro.
mi domando: chissà se adesso oltre al menu a parte per i vegetariani, comparirà anche quello per i locavores. mah!

venerdì 18 settembre 2009

ossigeno cercasi.


quest'anno mi è venuta voglia di stare lontano dalla famiglia. di fare una bella vacanza con amici oppure semplicemente passare un giorno al mare da sola.
mio marito l'ha presa sul personale e ha pensato che stessi rinnegando le mie scelte. ma non è così. è più che altro: ossigeno.
vorrei dei giorni di vacanza dove poter fare quello che voglio, alzarmi tardi, passeggiare per stradine inesplorate, uscire, andare a prendere l'aperitivo.
le persone che lavorano ogni tanto hanno bisogno di ferie, di uscire dalla routine dell'ufficio. per fare cose diverse dal solito.
tipo non vedere le stesse facce, non parlare sempre delle stesse cose, non andare a pranzo sempre all'una e tornare dopo massimo un'ora, non prendere sempre la stessa metro...SACROSANTO dico io!
allora perché quando io vado in vacanza faccio le stesse cose che facevo prima ma in un altro posto? le vogliamo chiamare vacanze?
se il mio lavoro è badare alla famiglia avrò diritto anche io alle ferie?

manuuuuuu, quanti giorni di ferie mi dai?

mercoledì 16 settembre 2009

mercoledì 9 settembre 2009

l'insostenibile leggerezza dell'essere.

quando avevo circa 24 anni sono andata una sera con un mio carissimo amico e dei suoi amici mai visti prima, a cercare un posto a roma dove si potessero vedere le stelle cadendi.
in quel periodo lavoravo come una matta in un'agenzia di pubblicità, ero all'inizio e facevo di tutto per imparare bene quel mestiere perchè era esattamente quello che volevo fare nella vita.
lavoravo praticamente tutti i giorni dalla mattina alla sera, e a volte anche la notte, ma ero felice di farlo.
comunque quella sera, mentre eravamo seduti su un prato dell'appia antica a cercare una scia di stella che potesse esaudire i nostri sogni, mi si avvicina l'amica del mio amico e mi dice:
"senti......ma te, come donna...non ti manca avere tempo per fare dello shopping?"

ho visto la stella cadende quella sera e ho espresso il desiderio che le potesse cadere in testa, a lei e a tutte le donne che ci rovinano la reputazione. ancora aspetto che si avveri.

dopo le prime rughe, arrivano le seconde.

oddio, ho realizzato! ho 38 anni, cioè 40, e sono nel pieno della mezza età, sempre se ho culo di morire oltre gli 80 anni!! ho iniziato a farmi due conti: allora...dei miei 38 anni me ne ricordo bene solo 20, gli altri li ho vissuti, per carità, ma ho ricordi frammentati. solo dei flash.
quindi forse potrei realmente godermi un sacco di anni di più di vita "vera".
è vero pure che dopo i settant'anni potrebbe venirmi l'alzheimer e quindi ricominciare ad avere una vita con pochi ricordi e sparsi, magari sparsi anche male, ma così potrei comunque godermi 30 anni puliti, puliti.

insomma, niente male, 10 di più di quelli che ho vissuto fino ad oggi. e la mia vita è stata piena di cose, di storie da raccontare, di gioie, di dispiaceri, di porte in faccia e di portoni aperti. insomma, hai voglia a cose da vivere!

comunque della crisi di mezza età me ne sono accorta piano, piano. le prime avvisaglie le ho avute quando su facebook ho iniziato a cercare i miei v
ecchi compagni di scuola, cosa che prima trovavo alquanto deprimente fatto dagli altri.
il fatto di avere bisogno del passato mi ha fatto pensare. voler sentirsi ancora giovani, rivivere con il pensiero e la memoria momenti di libertà, spensieratezza e forse innocenza.

poi quest'estate in vacanza, andando a ventotene con un gruppo di amici coetanei ci siamo sentiti dire da ragazzi di 20 anni, forse anche 18, "cert
o che a racchettoni si gioca a qualunque età!".
a questo punto le scelte che ci si prospettavano erano due:
1. spaccargli la faccia

2. ignorarli, pensando che non sapevano cosa dicevano e ovviamente, dimostrargli che eravamo molto, ma molto, meglio noi.


a questo punto l'immagine che avevo davanti era un gruppo di quarantenni che si lanciava in acqua, sui sassi e sulla sabbia pur di prendere la pallina, rialzandosi con nonchalance quando invece si erano rotti rotule e legamenti vari, ma ne
valeva la pena.
comunque per il resto della vacanza non abbiamo fatto altro che schizzarci, fare gare di tuffi con tanto di foto e di coreografie, aspettare lo stanco di turno che si addormentava beatamente sotto l'ombrellone e buttarlo nell'acqua ghiacciata, fare giochi con tanto di penitenze veramente stupide e poi giocare fino a notte fonda a SOLO b
evendo come delle spugne.
insomma una comitiva di simpatici ragazzi!


poi sono andata al paesino abruzzese dove ho passato tutte le estati da quando sono nata e lì ho cominciato a ricordare con i miei vecchi amici le cose che facevamo da giovani, le cotte, le mattate, i bagni al fiume, le scampagnate. morale della favola, dopo aver messo le bambine e la mamma a letto uscivo a bere qualcosa al bar con loro e facevo quasi tutte le notti le 3.
stessa ora che facevo quando avevo 20 anni e mia nonna si arrabbiava inveendo contro il bar del paese e tutti gli amici.
ora a distanza di 18 anni l'ho rifatto con una piccola, insignificante differenza, la mattina dovendo comunque alzarmi presto e quindi ero praticamente uno straccio e ogni singola ruga era più scavata del solito.

comunque bello, mi sono divertita un sacco quest'estate e se la crisi di mezza età serve a divertirsi, bè, ben venga.

adesso però credo andrò a farmi un riposi......zzzzzzz.

l'importanza di chiamarsi zia.

non so perché ma da un po' di anni vorrei avere dei nipotini. sarà che ho deciso di non avere più figli, sarà che mio fratello pare non li voglia, non so, sarà qualcosa, ma il desiderio mi rimane.
una cugina di mia madre ha una figlia mia coetanea alla quale sono molto legata. lei sarebbe una mia cugina di secondo grado, e mi domandavo: un suo
figlio sarebbe un cugino di terzo grado o si perderebbe la parantela?
non so, ma visto che sua madre io la chiamo zia forse potrebbe avere un senso se anche lui mi chiamasse così...
sento le unghie che grattano sugli specchi, sì sì le sento... comunque, ecco il figlio, anzi la figlia di mia cugina di secondo grado, ovvero la mia nipotina Alessia.
bel
la di zia!


alessia 01/09/2009 - KG 3,700 – CM 53


sabato 18 luglio 2009

storia di un matrimonio non annunciato.

tra la gente fa ingresso Felicità di verde vestita con i suoi occhi che dicono più di mille parole, occhi dolcissimi che illuminano la notte che sta per arrivare. cammina più femminile che mai e raggiunge, per unirsi a lui, Emozione.
una storia fatta di tarzan che apre la porta e una donna che aspettava che qualcuno aprisse quella del suo cuore, e poi di pantofole, beautycase e mille lettere. una storia che fa sperare tutti nel "lieto fine" e nel vero amore.
auguri claudia e ricard.

mercoledì 15 luglio 2009

si chiude.


siamo tornati in italia e in soli 14 giorni mi sono dimenticata completamente di vivere in america. ritorneremo tra un mese in lacrime e riprenderò a scrivere il mio blog discromatico.
buone vacanze a tutti.

venerdì 26 giugno 2009

ok, confesso

quel qualcuno sono io.
quell'altro, invece, era il mio primo "amore", quello che non si scorda mai. soprattutto, il motivo per cui l'ho lasciato.

come dico da un po' di tempo a mio marito "sono proprio contenta di averti incontrato sulla mia strada".

chiamatela pure sindrome premestruale.

mercoledì 24 giugno 2009

Diecimila? E mica li vale.

- Capo? Ueh capo, prendi una rosa per la signorina
- No grazie
- Dai capo, dai
- Ma quant’è
- Sono diecimila lire
- Diecimila?
- Sì diecimila dai
- No, ma è troppo, facciamo cinque
- No capo, veramente, prima qualità
- No diecimila una rosa, è troppo. Ciao grazie
- …
- …
- Vabbè, dai, dammi cinquemila.
- Ah ecco, mo sì che si ragiona. Tiè amò.

A qualcuno è successo.


martedì 23 giugno 2009

bella presenza.


ho due figlie e da quando sono nate ho paura che la pressione che viviamo noi donne sull'esteriorità possa danneggiarle in qualche modo. come riuscire a trasmettergli i valori veri della vita? come si può fargli passare il concetto "la bellezza non è tutto"? i miei ci hanno provato non poco, ma poi volente o nolente, penso che se non rimango magra mio marito un giorno mi lascerà per una più giovane.
e allora il fatto di essere intelligenti, capaci e informate passa in secondo piano.

quando ho raccontato a una mia amica francese che in Italia le donne a parità di mansione, vengono pagate di meno, ha strabuzzato gli occhi. e mi sono sentita in colpa.
per non essermene accorta prima di quale sia il vero significato di questa discriminazione e soprattutto, per non aver fatto niente nella mia vita per cambiare le cose.
noi Italiani siamo lì, ci adattiamo a tutto, schiacciamo la merda e dopo poco la puzza non ci dà nemmeno più fastidio.
a che cosa sono servite tutte le battaglie che le donne hanno fatto per i nostri diritti? che cavolo festeggiamo a fare l'8 marzo? a parte per cazziare gli uomini che non ci regalano la mimosa?
fino a poco tempo fa le donne al potere erano più cattive degli uomini, mai un sorriso, niente. dovevano dimostrare di essere inflessibili e che quel lavoro lo sapevano fare come gli uomini.
adesso, le cose sono cambiate, non devi più dimostrare niente, ti basta solo avere dei bei vestiti, un buon centro di massaggi e magari un chirurgo plastico e gli uomini decideranno se sei valida e se puoi prendere parte nel loro mondo lavorativo e passeranno ore a guardarti e a farti l'occhiolino, solo e semplicemente per provare ancora il brivido della conquista. quello che ogni giorno viene dimostrato in Italia è che non c'è posto per i brutti, anzi, per le brutte. tutto è diventato un programma televisivo. allora come faccio io a far credere alle miei figlie che si deve lavorare sodo, studiare, essere forti e mai cedere, quando un chirurgo estetico può risolvere tutto?

venerdì 19 giugno 2009

Un discromatico a New York

C’erano un turco, un bulgaro, un giapponese, un argentino, un italiano e un americano. Non è una battuta, è quello che è successo questa settimana. Solo i numeri erano un po’ diversi. I giapponesi erano due, come i turchi e i bulgari: di italiani, argentini e americani ce n’erano una infinità. Solo di inglesi invece ce n’era uno solo ma ha bevuto come se il consumo totale di alcool dell’intera nazione dipendesse solo da lui.

I giapponesi non si stancano mai, alle due di notte sono pronti ad andare in un altro locale e poi in un altro ancora. Sono così bombardati da stimoli, luci e colori dalle loro parti che anche a New York, dove eravamo, ne hanno bisogno continuo. La mattina dopo però accusano pesantemente e non lo nascondono a nessuno. Si riprendono giusto verso sera, pronti per un nuovo giro sul filo del vomito - tanto per farvi capire la cultura, uno dei due giapponesi ci ha portati in una tipica “trattoria” giapponese, un posto che non ha nulla da invidiare alla peggiore fraschetta dei Castelli Romani. Nel menu, pieno di colori e splash come manco un depliant di Mondo Convenienza, c’era a chiare note che potevi pure vomitare nel loro locale. Ma avresti dovuto pagare una tassa di 20 dollari. Per loro non c’è nulla di strano che tu vada in un locale in uno stato pietoso e, al primo yakitori, rivolti le budella sul tavolo. Basta che paghi. Campai.

Gli italiani sono i chiacchieroni pronti ad andare ovunque ma a mollare alla prima difficoltà. Niente di nuovo direi no?

Gli argentini sono gli infaticabili. Non importa cosa abbiano fatto la sera prima, quante ore o dovrei dire minuti abbiano dormito in totale nei precedenti tre giorni, loro sono sempre pronti. La mattina dopo li rivedi sorridenti come se fossero andati a dormire dopo carosello e una buona tazza di latte caldo col miele.

I turchi e i bulgari hanno ceduto alle lusinghe di un bar punk Gitano nel quale sono andati ogni sera. Nostalgia di casa?

Gli americani si dividono in specie. Gli Altri e i newyorkesi hip, detti anche i capi di mondo (l’ho sentito chiaramente urlare dal loro ego, mentre erano in bagno a pisciare), vanno alle feste fiche senza condividere l’invito, girano i locali più alla moda cercando di non farsi vedere con gli Altri o con gli stranieri (a meno che non siano modelle o benestanti cool).

New York mi piace da morire, Saint Mark – del quale non sapevo l’esistenza – è veramente un posto dove vorrei andare a vivere con mia moglie, se fosse per quelle due impiastre che da qualche anno ci si sono infilate in casa (vi amo piccole). Ma potreste per favore cacciarmi via da New York i newyorkesi stronzi?

martedì 16 giugno 2009

oggi sento...


il vento muovere le foglie degli alberi e sembrare il mare che con le sue onde si infrange sulla spiaggia. le nuvole nel cielo, schiuma. il freddo rovinare la poesia dell'estate.

lunedì 15 giugno 2009

storie ordinarie.

- ma mi odi?
- abbastanza.
- hai letto il blog?
- sì.
- hihihihi! quando l'hai letto?
- ieri sera prima di venire a letto.
- ah...quindi non è per quello che hai la faccia nera visto che ce l'hai da ieri mattina.
- no infatti, ti odio da una settimana.
- ah...
- ma passerà.
- come fai a dire che passerà?
- perchè ti amo,
quindi passerà...però adesso ti odio.
- ah...
- comunque sappi che ti cancello dal blog.

sabato 13 giugno 2009

La fretta (ma non quella di mia moglie)

(anche) tutta la mia vita si riduce all'ultimo secondo, neanche fossi (il) la protagonista di un film d'azione (ma non il mio). anche perchè io di azione ne ho veramente poca. il fatto è che mi piace(rebbe) godermi il più a lungo possibile i momenti tranquilli. fosse per me mi sarei tenuta(o) la buona vecchia abitudine di dormire fino a tardi, e non sto parlando delle 10, ma di mezzogiorno. che bello. era il tempo in cui spegnevo il cellulare prima di andare a letto (io manco ce l'avevo il cellulare, e nemmeno due figlie, per non parlare di una moglie che ama ridursi all'ultimo secondo) e se non ricordo male staccavo anche il filo del telefono di casa (se vabbé, a morsi). tutto dovevano tacere, tutti dovevano lasciarmi da sola con le mie abitudini (tipo oggi che lei dorme dalle 2 e ora che sono le 6 meno venti non accenna a svegliarsi), aggrovigliata tra le lenzuola (il divano in questo caso).
l'abitudine di fare tutto all'ultimo secondo, quella, non me la sono mai tolta (confermo), sarà per questo che poi nella vita ho scelto un lavoro dove ogni progetto doveva essere pronto per ieri (su questo sono d'accordo. Anche se io mi impegnavo ad arrivare in ritardo anche e soprattutto riguardo quelli pianificati da mesi).
(insomma a mia moglie piace prendersi il rischio di arrivare tardi, di far arrivare tardi la figlia a scuola o di preparare le valigie quando siamo già sulla scaletta dell'aereo. E anche a me piace il rischio. Infatti so già che mi massacrerà quando verrà a sapere di questo post. Quello sarà un lavoretto per il quale si prenderà tutto il tempo che serve.)
(Si scherza amore, si scherza).

venerdì 12 giugno 2009

guendalina




mentre mangiamo:

- mamma, questo è un animale morto, vero?
- mmmm...

- sì perchè ho visto il sangue...

- bè...è un pollo.

- che è un pollo?

- tipo una gallina...
- le mucche invece non si mangiano, fanno solo il latte.

- mmmmmmmmmm....(glielo dico?)
- e noi lo riscaldiamo.

- ss...ssss..sì, anche le capre e le pecore fanno il latte (continuo a mangiare).
- visto? quello è il sangue e io me lo sono mangiato. sì, sì. e ora te lo stai mangiando anche tu.
- (afferro la coscia e cerco di continuare a mangiare con indifferenza)

- e quello è l'osso della gamba.

- noooooo!

- sì, sì è la gamba

- (ok, questo pollo non mi va più e inizio anche a sentirmi in colpa, a pensare che forse aveva un nome e magari una famiglia, viveva felice e scorrazzava nei prati). sigh, povera guendalina!

giovedì 11 giugno 2009

Lo sfaticato

- Aspetta che c'è n'è ancora uno. No, è indeciso. Adesso si sta allontanando per prendere la rincorsa. No. Ecco. No, penso che se ne ritorna a dormire.

Il piccolo monologo di mia figlia mentre è in bagno e sta finendo di fare la cacca.

la fretta


tutta la mia vita si riduce all'ultimo secondo, neanche fossi la protagonista di un film d'azione. anche perchè io di azione ne ho veramente poca. il fatto è che mi piace godermi il più a lungo possibile i momenti tranquilli. fosse per me mi sarei tenuta la buona vecchia abitudine di dormire fino a tardi, e non sto parlando delle 10, ma di mezzogiorno. che bello. era il tempo in cui spegnevo il cellulare prima di andare a letto e se non ricordo male staccavo anche il filo del telefono di casa. tutto doveva tacere, tutti dovevano lasciarmi da sola con le mie abitudini, aggrovigliata tra le lenzuola.
l'abitudine di fare tutto all'ultimo secondo, quella, non me la sono mai tolta, sarà per questo che poi nella vita ho scelto un lavoro dove ogni progetto doveva essere pronto per ieri. ma alla fine anche quello mi ha stancato, forse anche perchè ultimamente le cose dovevano essere pronte per "l'altro ieri". praticamente adesso per lavorare in pubblicità senza stressarti troppo dovresti giocare d'anticipo, preparare cose prima ancora che il cliente te le chieda. un inferno, insomma.
sono le 3.00 e mi sono messa a lavorare sulla grafica di un sito che deve essere pronto per venerdì, solo 4 ore fa e tutto questo per non aggiungere altre voci alla giornata già adeguatamente impegnata e la cosa strana ora è che questo è il mio momento di relax.

venerdì 5 giugno 2009

Quattro mani, ma sono tutte mie.

- un blog a quattro mani?
- sì dai.
- uhm, ma sono libero di scrivere quello che voglio?
- sì, beh dipende, basta che non vai fuori tema.
- qual è il tema?
- ehh… devi stare in tema.
- ho capito, sono libero di scrivere quello che vuoi tu.
- ecco sì.
- basta essere chiari.

no, no bel nome.

la prima volta che mia figlia mi ha chiamato "ma...mmma" quasi svenivo.



giovedì 4 giugno 2009

fazzoletti per ogni esigenza.

non ho potuto resistere a questi fazzoletti anche se con l'arrivo del caldo la possibilità di prendersi un bel raffreddore è abbastanza remota, ma come si fa a non pensare "mai più senza"? e così eccoli, bellissimi, stile retrò, 100% recycled e pronti ad ogni evenienza.
http://www.traderjoes.com/index.html


ok, lo ammetto.


oggi, proprio oggi, mi sono accorta di essere la classica donna rompipalle.
dopo aver accompagnato le bambine a scuola, aver fatto ginnastica, aver accompagnato mia cugina al lavoro, la spesa, la doccia, aver ripreso le bambine da scuola, portato la grande "all'altra scuola" (di italiano) dove facevano una festa per la fine dell'anno, con tanto di diplomino e quindi aver presenziato per due ore, aver aiutato le maestre a rimettere a posto, preparato la cena, raccontato la favola di pinocchio alle bambine, mi sono messa a fare il tiramisù per la festa di fine anno dell'altra mia figlia (la piccola) che sarà domani mattina. ore, 22.40.
domani sarà una giornata importante, perchè anche ai bambini di 4 anni quì in america danno un diplomino a fine anno e la chiamano GRADUATION DAY.
grande festa quindi, i bambini dovranno essere tirati a lucido, i genitori dovranno mettere a caricare ogni dispositivo in grado di catturare voci, immagini o movimenti.
per mio marito questo sarà il secondo "evento" di lisa che si perderà, visto che lo fanno di venerdì e in più di mattina, dove si suppone che gli adulti lavorino. e lui per non deludere nessuno infatti, lavora. nina sarà a scuola e quindi ci sarò soltanto io ad applaudire e a farmi uscire la lacrimuccia. mi dispiace perchè alle cose che organizza la scuola americana di nina mio marito riesce sempre a venire, anche perchè sono decisamente più intelligenti, le fanno verso le 6 del pomeriggio e quindi è più facile per lui. morale della favola, lisa si sente un po' quella poco considerata o forse sono io che penso che lo sia.
quindi visto che il marito non verrà, ovviamente si sente automaticamente esonerato da tutte le altre cose annesse. così, dopo aver messo a letto le bambine vado da lui. lo trovo sfacciatamente stravaccato sulla poltrona e gli dico che vado a preparare il tiramisù per la festa di domani e mi dice : "il tiramisù a quest'ora?....(segue faccia da: ti sembra l'ora? che ti dice la testa?)...ma possibile che ti devi sempre ridurre all'ultimo a fare le cose?". ingoio tutti gli insulti e i santi che vorrei lanciargli dietro e vado.
ovviamente non mi ha aiutata neanche a metterlo in frigo e allora mi sono chiesta : " possibile che non si senta neanche un po' coinvolto? visto che non verrà potrebbe anche aiutarmi a fare una cosa che rende felice sua figlia...e comunque, potrebbe aiutare me, visto che sono distrutta e ho corso tutto il giorno..."
poi mentre penso questo realizzo che tanto non gli avrei dato la possibilità di aiutarmi, perchè come lo faccio io il tiramisù nessuno lo fa. e lui ha sempre la vena creativa in cucina e suggerisce varianti, va a occhio, interpreta e approssimatizza. e quindi confesso, anche se probabilmente ho ragione, sono una rompipalle e faccio tutto da sola, sì. e me lo merito. forse.

sabato 16 maggio 2009


ci sono dei giorni che sin da quando mi sveglio assumo un super potere: il potere dell'invisibilità.
con le mie figlie e mio marito questo potere non funziona, ma con tutti gli altri sì.
vado in palestra e l'insegnante che vedo regolarmente da 2 mesi tutti i giovedì mi chiede il mio nome, come se fossi una nuova, appena arrivata.
vado al caffè e pur sbracciandomi, facendo l'occhiolino e mostrando le tette, il cameriere non viene, neanche per il conto, che se non fossi una persona onesta ne approfitterei e me ne andrei senza pagare.
al supermercato la gente mi sbatte contro, come se fossi apparsa all'improvviso. semplicemente, non se n'erano accorti.
vado a vedere un film da amici e la donna che la volta precedente avevo riaccompagnato a casa si presenta di nuovo come se non mi avesse mai visto.
sono a tavola con amici e la persona alla quale sto chiedendo qualcosa risponde solo guardando gli altri.
quando lavoravo in pubblicità mi capitava di raccontare un'idea al mio copy writer e lui non rispondeva, non diceva niente, tanto che pensavo di aver detto una vera cazzata neanche degna di una risposta. invece dopo pochi minuti si riaveva e mi proponeva la stessa idea come se l'avesse pensata lui, come se una vocina venuta da chissà dove gliel'avesse suggerita.
oh oooh sono quì, mi vedete? niente, ci sono giorni che non esisto, che scompaio agli occhi degli altri.
questo potere va e viene all'improvviso e non riesco a controllarlo.
sarebbe bello poterne approfittare, ah se sarebbe bello!

martedì 5 maggio 2009

mamma mia!


7 anni fa sono diventata mamma e dopo 3 anni mamma ancora e da allora tutti si sono dimenticati che sono una "donna".
va bene. per carità. va tutto bene, ma.

le frasi che mi hanno detto sono:
  • " certo che sei cambiata, sei una mamma!"
    detta da un ex che non vedo e sento da 20 anni.
  • "per essere una mamma sei in forma" dette dalle "amiche" quando mi lamento del mio fisico.
    questa è quella che più mi fa incazzare. che significa, che faccio schifo ma ho l'aggravante di due gravidanze e quindi non posso lamentarmi e soprattutto sperare nei miracoli?

  • " adesso che sei una mamma non sappiamo se ci metterai tutto l'impegno nel tuo lavoro" detto dai miei capi dopo 8 anni di sangue sputato e intere notti passate a lavorare nella loro agenzia di pubblicità dove facevo l'art director. mi sono licenziata.
  • " devo parlare con il mio capo, ha avuto brutte esperienze con neo mamme" detto da un direttore creativo che mi aveva chiamato per un freelance e non sapeva che avevo avuto una bambina. ovviamente sto ancora aspettando che mi dia una risposta.

il punto è, ok sono una mamma e sono felice di esserlo, ma possibile che nessuno riesca a guardare oltre? vogliamo metterlo un bel "'sti cazzi"?
e dire che non sono una di quelle che parla solo dei figli, di quanto sono belli, di cosa fanno, che dicono ghe, ghe, ghe o che hanno fatto per la prima volta la cacca nel vasino. capisco che non sono notizie degne di nota. quindi quando esco con adulti, vivaddio, voglio parlare di altre cose. farmi due risate, sentire cosa fanno gli altri, confrontarmi.

per fortuna c'è mio marito " sei una bellissima mamma".