venerdì 19 giugno 2009

Un discromatico a New York

C’erano un turco, un bulgaro, un giapponese, un argentino, un italiano e un americano. Non è una battuta, è quello che è successo questa settimana. Solo i numeri erano un po’ diversi. I giapponesi erano due, come i turchi e i bulgari: di italiani, argentini e americani ce n’erano una infinità. Solo di inglesi invece ce n’era uno solo ma ha bevuto come se il consumo totale di alcool dell’intera nazione dipendesse solo da lui.

I giapponesi non si stancano mai, alle due di notte sono pronti ad andare in un altro locale e poi in un altro ancora. Sono così bombardati da stimoli, luci e colori dalle loro parti che anche a New York, dove eravamo, ne hanno bisogno continuo. La mattina dopo però accusano pesantemente e non lo nascondono a nessuno. Si riprendono giusto verso sera, pronti per un nuovo giro sul filo del vomito - tanto per farvi capire la cultura, uno dei due giapponesi ci ha portati in una tipica “trattoria” giapponese, un posto che non ha nulla da invidiare alla peggiore fraschetta dei Castelli Romani. Nel menu, pieno di colori e splash come manco un depliant di Mondo Convenienza, c’era a chiare note che potevi pure vomitare nel loro locale. Ma avresti dovuto pagare una tassa di 20 dollari. Per loro non c’è nulla di strano che tu vada in un locale in uno stato pietoso e, al primo yakitori, rivolti le budella sul tavolo. Basta che paghi. Campai.

Gli italiani sono i chiacchieroni pronti ad andare ovunque ma a mollare alla prima difficoltà. Niente di nuovo direi no?

Gli argentini sono gli infaticabili. Non importa cosa abbiano fatto la sera prima, quante ore o dovrei dire minuti abbiano dormito in totale nei precedenti tre giorni, loro sono sempre pronti. La mattina dopo li rivedi sorridenti come se fossero andati a dormire dopo carosello e una buona tazza di latte caldo col miele.

I turchi e i bulgari hanno ceduto alle lusinghe di un bar punk Gitano nel quale sono andati ogni sera. Nostalgia di casa?

Gli americani si dividono in specie. Gli Altri e i newyorkesi hip, detti anche i capi di mondo (l’ho sentito chiaramente urlare dal loro ego, mentre erano in bagno a pisciare), vanno alle feste fiche senza condividere l’invito, girano i locali più alla moda cercando di non farsi vedere con gli Altri o con gli stranieri (a meno che non siano modelle o benestanti cool).

New York mi piace da morire, Saint Mark – del quale non sapevo l’esistenza – è veramente un posto dove vorrei andare a vivere con mia moglie, se fosse per quelle due impiastre che da qualche anno ci si sono infilate in casa (vi amo piccole). Ma potreste per favore cacciarmi via da New York i newyorkesi stronzi?

2 commenti:

Unknown ha detto...

non è vero che è la prima volta che senti di st mark place perché era nella mia lista dei posti dove gironzolare a new york che vi ho mandato l'anno scorso...hai fatto una partita a ping pong?

Italian Girl ha detto...

cari co-emigranti, piacere.
io vado spesso al st mark book shop dove trovo riviste italiane un po' piu' interessanti di Oggi.
Prossima volta venite a farvi un giro a Brooklyn, Williamsburg e Park Slope per cominciare.

I newyorkesi stronzi fanno parte del pacchetto, pero' poi e' bello quando incontri i newyorkesi non stronzi...quando diventi newyorkese ti senti fiero di appartenere alla seconda categoria.

Evviva!