quel qualcuno sono io.
quell'altro, invece, era il mio primo "amore", quello che non si scorda mai. soprattutto, il motivo per cui l'ho lasciato.
come dico da un po' di tempo a mio marito "sono proprio contenta di averti incontrato sulla mia strada".
venerdì 26 giugno 2009
mercoledì 24 giugno 2009
Diecimila? E mica li vale.
- Capo? Ueh capo, prendi una rosa per la signorina
- No grazie
- Dai capo, dai
- Ma quant’è
- Sono diecimila lire
- Diecimila?
- Sì diecimila dai
- No, ma è troppo, facciamo cinque
- No capo, veramente, prima qualità
- No diecimila una rosa, è troppo. Ciao grazie
- …
- …
- Vabbè, dai, dammi cinquemila.
- Ah ecco, mo sì che si ragiona. Tiè amò.
A qualcuno è successo.
- No grazie
- Dai capo, dai
- Ma quant’è
- Sono diecimila lire
- Diecimila?
- Sì diecimila dai
- No, ma è troppo, facciamo cinque
- No capo, veramente, prima qualità
- No diecimila una rosa, è troppo. Ciao grazie
- …
- …
- Vabbè, dai, dammi cinquemila.
- Ah ecco, mo sì che si ragiona. Tiè amò.
A qualcuno è successo.
martedì 23 giugno 2009
bella presenza.
ho due figlie e da quando sono nate ho paura che la pressione che viviamo noi donne sull'esteriorità possa danneggiarle in qualche modo. come riuscire a trasmettergli i valori veri della vita? come si può fargli passare il concetto "la bellezza non è tutto"? i miei ci hanno provato non poco, ma poi volente o nolente, penso che se non rimango magra mio marito un giorno mi lascerà per una più giovane.
e allora il fatto di essere intelligenti, capaci e informate passa in secondo piano.
quando ho raccontato a una mia amica francese che in Italia le donne a parità di mansione, vengono pagate di meno, ha strabuzzato gli occhi. e mi sono sentita in colpa.
per non essermene accorta prima di quale sia il vero significato di questa discriminazione e soprattutto, per non aver fatto niente nella mia vita per cambiare le cose.
noi Italiani siamo lì, ci adattiamo a tutto, schiacciamo la merda e dopo poco la puzza non ci dà nemmeno più fastidio.
a che cosa sono servite tutte le battaglie che le donne hanno fatto per i nostri diritti? che cavolo festeggiamo a fare l'8 marzo? a parte per cazziare gli uomini che non ci regalano la mimosa?
fino a poco tempo fa le donne al potere erano più cattive degli uomini, mai un sorriso, niente. dovevano dimostrare di essere inflessibili e che quel lavoro lo sapevano fare come gli uomini.
adesso, le cose sono cambiate, non devi più dimostrare niente, ti basta solo avere dei bei vestiti, un buon centro di massaggi e magari un chirurgo plastico e gli uomini decideranno se sei valida e se puoi prendere parte nel loro mondo lavorativo e passeranno ore a guardarti e a farti l'occhiolino, solo e semplicemente per provare ancora il brivido della conquista. quello che ogni giorno viene dimostrato in Italia è che non c'è posto per i brutti, anzi, per le brutte. tutto è diventato un programma televisivo. allora come faccio io a far credere alle miei figlie che si deve lavorare sodo, studiare, essere forti e mai cedere, quando un chirurgo estetico può risolvere tutto?
venerdì 19 giugno 2009
Un discromatico a New York
C’erano un turco, un bulgaro, un giapponese, un argentino, un italiano e un americano. Non è una battuta, è quello che è successo questa settimana. Solo i numeri erano un po’ diversi. I giapponesi erano due, come i turchi e i bulgari: di italiani, argentini e americani ce n’erano una infinità. Solo di inglesi invece ce n’era uno solo ma ha bevuto come se il consumo totale di alcool dell’intera nazione dipendesse solo da lui.
I giapponesi non si stancano mai, alle due di notte sono pronti ad andare in un altro locale e poi in un altro ancora. Sono così bombardati da stimoli, luci e colori dalle loro parti che anche a New York, dove eravamo, ne hanno bisogno continuo. La mattina dopo però accusano pesantemente e non lo nascondono a nessuno. Si riprendono giusto verso sera, pronti per un nuovo giro sul filo del vomito - tanto per farvi capire la cultura, uno dei due giapponesi ci ha portati in una tipica “trattoria” giapponese, un posto che non ha nulla da invidiare alla peggiore fraschetta dei Castelli Romani. Nel menu, pieno di colori e splash come manco un depliant di Mondo Convenienza, c’era a chiare note che potevi pure vomitare nel loro locale. Ma avresti dovuto pagare una tassa di 20 dollari. Per loro non c’è nulla di strano che tu vada in un locale in uno stato pietoso e, al primo yakitori, rivolti le budella sul tavolo. Basta che paghi. Campai.
Gli italiani sono i chiacchieroni pronti ad andare ovunque ma a mollare alla prima difficoltà. Niente di nuovo direi no?
Gli argentini sono gli infaticabili. Non importa cosa abbiano fatto la sera prima, quante ore o dovrei dire minuti abbiano dormito in totale nei precedenti tre giorni, loro sono sempre pronti. La mattina dopo li rivedi sorridenti come se fossero andati a dormire dopo carosello e una buona tazza di latte caldo col miele.
I turchi e i bulgari hanno ceduto alle lusinghe di un bar punk Gitano nel quale sono andati ogni sera. Nostalgia di casa?
Gli americani si dividono in specie. Gli Altri e i newyorkesi hip, detti anche i capi di mondo (l’ho sentito chiaramente urlare dal loro ego, mentre erano in bagno a pisciare), vanno alle feste fiche senza condividere l’invito, girano i locali più alla moda cercando di non farsi vedere con gli Altri o con gli stranieri (a meno che non siano modelle o benestanti cool).
New York mi piace da morire, Saint Mark – del quale non sapevo l’esistenza – è veramente un posto dove vorrei andare a vivere con mia moglie, se fosse per quelle due impiastre che da qualche anno ci si sono infilate in casa (vi amo piccole). Ma potreste per favore cacciarmi via da New York i newyorkesi stronzi?
I giapponesi non si stancano mai, alle due di notte sono pronti ad andare in un altro locale e poi in un altro ancora. Sono così bombardati da stimoli, luci e colori dalle loro parti che anche a New York, dove eravamo, ne hanno bisogno continuo. La mattina dopo però accusano pesantemente e non lo nascondono a nessuno. Si riprendono giusto verso sera, pronti per un nuovo giro sul filo del vomito - tanto per farvi capire la cultura, uno dei due giapponesi ci ha portati in una tipica “trattoria” giapponese, un posto che non ha nulla da invidiare alla peggiore fraschetta dei Castelli Romani. Nel menu, pieno di colori e splash come manco un depliant di Mondo Convenienza, c’era a chiare note che potevi pure vomitare nel loro locale. Ma avresti dovuto pagare una tassa di 20 dollari. Per loro non c’è nulla di strano che tu vada in un locale in uno stato pietoso e, al primo yakitori, rivolti le budella sul tavolo. Basta che paghi. Campai.
Gli italiani sono i chiacchieroni pronti ad andare ovunque ma a mollare alla prima difficoltà. Niente di nuovo direi no?
Gli argentini sono gli infaticabili. Non importa cosa abbiano fatto la sera prima, quante ore o dovrei dire minuti abbiano dormito in totale nei precedenti tre giorni, loro sono sempre pronti. La mattina dopo li rivedi sorridenti come se fossero andati a dormire dopo carosello e una buona tazza di latte caldo col miele.
I turchi e i bulgari hanno ceduto alle lusinghe di un bar punk Gitano nel quale sono andati ogni sera. Nostalgia di casa?
Gli americani si dividono in specie. Gli Altri e i newyorkesi hip, detti anche i capi di mondo (l’ho sentito chiaramente urlare dal loro ego, mentre erano in bagno a pisciare), vanno alle feste fiche senza condividere l’invito, girano i locali più alla moda cercando di non farsi vedere con gli Altri o con gli stranieri (a meno che non siano modelle o benestanti cool).
New York mi piace da morire, Saint Mark – del quale non sapevo l’esistenza – è veramente un posto dove vorrei andare a vivere con mia moglie, se fosse per quelle due impiastre che da qualche anno ci si sono infilate in casa (vi amo piccole). Ma potreste per favore cacciarmi via da New York i newyorkesi stronzi?
martedì 16 giugno 2009
oggi sento...
lunedì 15 giugno 2009
storie ordinarie.
- ma mi odi?
- abbastanza.
- hai letto il blog?
- sì.
- hihihihi! quando l'hai letto?
- ieri sera prima di venire a letto.
- ah...quindi non è per quello che hai la faccia nera visto che ce l'hai da ieri mattina.
- no infatti, ti odio da una settimana.
- ah...
- ma passerà.
- come fai a dire che passerà?
- perchè ti amo, quindi passerà...però adesso ti odio.
- ah...
- comunque sappi che ti cancello dal blog.
- abbastanza.
- hai letto il blog?
- sì.
- hihihihi! quando l'hai letto?
- ieri sera prima di venire a letto.
- ah...quindi non è per quello che hai la faccia nera visto che ce l'hai da ieri mattina.
- no infatti, ti odio da una settimana.
- ah...
- ma passerà.
- come fai a dire che passerà?
- perchè ti amo, quindi passerà...però adesso ti odio.
- ah...
- comunque sappi che ti cancello dal blog.
sabato 13 giugno 2009
La fretta (ma non quella di mia moglie)
(anche) tutta la mia vita si riduce all'ultimo secondo, neanche fossi (il) la protagonista di un film d'azione (ma non il mio). anche perchè io di azione ne ho veramente poca. il fatto è che mi piace(rebbe) godermi il più a lungo possibile i momenti tranquilli. fosse per me mi sarei tenuta(o) la buona vecchia abitudine di dormire fino a tardi, e non sto parlando delle 10, ma di mezzogiorno. che bello. era il tempo in cui spegnevo il cellulare prima di andare a letto (io manco ce l'avevo il cellulare, e nemmeno due figlie, per non parlare di una moglie che ama ridursi all'ultimo secondo) e se non ricordo male staccavo anche il filo del telefono di casa (se vabbé, a morsi). tutto dovevano tacere, tutti dovevano lasciarmi da sola con le mie abitudini (tipo oggi che lei dorme dalle 2 e ora che sono le 6 meno venti non accenna a svegliarsi), aggrovigliata tra le lenzuola (il divano in questo caso).
l'abitudine di fare tutto all'ultimo secondo, quella, non me la sono mai tolta (confermo), sarà per questo che poi nella vita ho scelto un lavoro dove ogni progetto doveva essere pronto per ieri (su questo sono d'accordo. Anche se io mi impegnavo ad arrivare in ritardo anche e soprattutto riguardo quelli pianificati da mesi).
(insomma a mia moglie piace prendersi il rischio di arrivare tardi, di far arrivare tardi la figlia a scuola o di preparare le valigie quando siamo già sulla scaletta dell'aereo. E anche a me piace il rischio. Infatti so già che mi massacrerà quando verrà a sapere di questo post. Quello sarà un lavoretto per il quale si prenderà tutto il tempo che serve.)
(Si scherza amore, si scherza).
l'abitudine di fare tutto all'ultimo secondo, quella, non me la sono mai tolta (confermo), sarà per questo che poi nella vita ho scelto un lavoro dove ogni progetto doveva essere pronto per ieri (su questo sono d'accordo. Anche se io mi impegnavo ad arrivare in ritardo anche e soprattutto riguardo quelli pianificati da mesi).
(insomma a mia moglie piace prendersi il rischio di arrivare tardi, di far arrivare tardi la figlia a scuola o di preparare le valigie quando siamo già sulla scaletta dell'aereo. E anche a me piace il rischio. Infatti so già che mi massacrerà quando verrà a sapere di questo post. Quello sarà un lavoretto per il quale si prenderà tutto il tempo che serve.)
(Si scherza amore, si scherza).
venerdì 12 giugno 2009
guendalina
mentre mangiamo:
- mamma, questo è un animale morto, vero?
- mmmm...
- sì perchè ho visto il sangue...
- bè...è un pollo.
- che è un pollo?
- tipo una gallina...
- le mucche invece non si mangiano, fanno solo il latte.
- mmmmmmmmmm....(glielo dico?)
- e noi lo riscaldiamo.
- ss...ssss..sì, anche le capre e le pecore fanno il latte (continuo a mangiare).
- visto? quello è il sangue e io me lo sono mangiato. sì, sì. e ora te lo stai mangiando anche tu.
- (afferro la coscia e cerco di continuare a mangiare con indifferenza)
- e quello è l'osso della gamba.
- noooooo!
- sì, sì è la gamba
- (ok, questo pollo non mi va più e inizio anche a sentirmi in colpa, a pensare che forse aveva un nome e magari una famiglia, viveva felice e scorrazzava nei prati). sigh, povera guendalina!
giovedì 11 giugno 2009
Lo sfaticato
- Aspetta che c'è n'è ancora uno. No, è indeciso. Adesso si sta allontanando per prendere la rincorsa. No. Ecco. No, penso che se ne ritorna a dormire.
Il piccolo monologo di mia figlia mentre è in bagno e sta finendo di fare la cacca.
Il piccolo monologo di mia figlia mentre è in bagno e sta finendo di fare la cacca.
la fretta
tutta la mia vita si riduce all'ultimo secondo, neanche fossi la protagonista di un film d'azione. anche perchè io di azione ne ho veramente poca. il fatto è che mi piace godermi il più a lungo possibile i momenti tranquilli. fosse per me mi sarei tenuta la buona vecchia abitudine di dormire fino a tardi, e non sto parlando delle 10, ma di mezzogiorno. che bello. era il tempo in cui spegnevo il cellulare prima di andare a letto e se non ricordo male staccavo anche il filo del telefono di casa. tutto doveva tacere, tutti dovevano lasciarmi da sola con le mie abitudini, aggrovigliata tra le lenzuola.
l'abitudine di fare tutto all'ultimo secondo, quella, non me la sono mai tolta, sarà per questo che poi nella vita ho scelto un lavoro dove ogni progetto doveva essere pronto per ieri. ma alla fine anche quello mi ha stancato, forse anche perchè ultimamente le cose dovevano essere pronte per "l'altro ieri". praticamente adesso per lavorare in pubblicità senza stressarti troppo dovresti giocare d'anticipo, preparare cose prima ancora che il cliente te le chieda. un inferno, insomma.
sono le 3.00 e mi sono messa a lavorare sulla grafica di un sito che deve essere pronto per venerdì, solo 4 ore fa e tutto questo per non aggiungere altre voci alla giornata già adeguatamente impegnata e la cosa strana ora è che questo è il mio momento di relax.
venerdì 5 giugno 2009
Quattro mani, ma sono tutte mie.
- un blog a quattro mani?
- sì dai.
- uhm, ma sono libero di scrivere quello che voglio?
- sì, beh dipende, basta che non vai fuori tema.
- qual è il tema?
- ehh… devi stare in tema.
- ho capito, sono libero di scrivere quello che vuoi tu.
- ecco sì.
- basta essere chiari.
- sì dai.
- uhm, ma sono libero di scrivere quello che voglio?
- sì, beh dipende, basta che non vai fuori tema.
- qual è il tema?
- ehh… devi stare in tema.
- ho capito, sono libero di scrivere quello che vuoi tu.
- ecco sì.
- basta essere chiari.
giovedì 4 giugno 2009
fazzoletti per ogni esigenza.
non ho potuto resistere a questi fazzoletti anche se con l'arrivo del caldo la possibilità di prendersi un bel raffreddore è abbastanza remota, ma come si fa a non pensare "mai più senza"? e così eccoli, bellissimi, stile retrò, 100% recycled e pronti ad ogni evenienza.
http://www.traderjoes.com/index.html
http://www.traderjoes.com/index.html
ok, lo ammetto.
oggi, proprio oggi, mi sono accorta di essere la classica donna rompipalle.
dopo aver accompagnato le bambine a scuola, aver fatto ginnastica, aver accompagnato mia cugina al lavoro, la spesa, la doccia, aver ripreso le bambine da scuola, portato la grande "all'altra scuola" (di italiano) dove facevano una festa per la fine dell'anno, con tanto di diplomino e quindi aver presenziato per due ore, aver aiutato le maestre a rimettere a posto, preparato la cena, raccontato la favola di pinocchio alle bambine, mi sono messa a fare il tiramisù per la festa di fine anno dell'altra mia figlia (la piccola) che sarà domani mattina. ore, 22.40.
domani sarà una giornata importante, perchè anche ai bambini di 4 anni quì in america danno un diplomino a fine anno e la chiamano GRADUATION DAY.
grande festa quindi, i bambini dovranno essere tirati a lucido, i genitori dovranno mettere a caricare ogni dispositivo in grado di catturare voci, immagini o movimenti.
per mio marito questo sarà il secondo "evento" di lisa che si perderà, visto che lo fanno di venerdì e in più di mattina, dove si suppone che gli adulti lavorino. e lui per non deludere nessuno infatti, lavora. nina sarà a scuola e quindi ci sarò soltanto io ad applaudire e a farmi uscire la lacrimuccia. mi dispiace perchè alle cose che organizza la scuola americana di nina mio marito riesce sempre a venire, anche perchè sono decisamente più intelligenti, le fanno verso le 6 del pomeriggio e quindi è più facile per lui. morale della favola, lisa si sente un po' quella poco considerata o forse sono io che penso che lo sia.
quindi visto che il marito non verrà, ovviamente si sente automaticamente esonerato da tutte le altre cose annesse. così, dopo aver messo a letto le bambine vado da lui. lo trovo sfacciatamente stravaccato sulla poltrona e gli dico che vado a preparare il tiramisù per la festa di domani e mi dice : "il tiramisù a quest'ora?....(segue faccia da: ti sembra l'ora? che ti dice la testa?)...ma possibile che ti devi sempre ridurre all'ultimo a fare le cose?". ingoio tutti gli insulti e i santi che vorrei lanciargli dietro e vado.
ovviamente non mi ha aiutata neanche a metterlo in frigo e allora mi sono chiesta : " possibile che non si senta neanche un po' coinvolto? visto che non verrà potrebbe anche aiutarmi a fare una cosa che rende felice sua figlia...e comunque, potrebbe aiutare me, visto che sono distrutta e ho corso tutto il giorno..."
poi mentre penso questo realizzo che tanto non gli avrei dato la possibilità di aiutarmi, perchè come lo faccio io il tiramisù nessuno lo fa. e lui ha sempre la vena creativa in cucina e suggerisce varianti, va a occhio, interpreta e approssimatizza. e quindi confesso, anche se probabilmente ho ragione, sono una rompipalle e faccio tutto da sola, sì. e me lo merito. forse.
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